Monday, August 27, 2007

Shopping con Lenin



Lo scorso anno a Mosca mi ero già resa conto della presenza di Lenin come eroe nazionale russo. Oltre al cadavere, un’attrazione turistica per molti ed un morboso simbolo per pochi, ci sono le stazione del metro e molti monumenti a ricordarci che il padre del socialismo rivoluzionario è passato di lì.

A San Pietroburgo c’è qualcosa di più, si ha l’impressione che Lenin sia ancora il padre della patria. Ad esempio, la celebre stazione Finlandia commemora ancora il ritorno di Lenin dall’esilio nel 1917 ed la piazza della stazione ospita la prima (del 1926) statua di Lenin, il modello col famoso cappotto svolazzante.

La cosa divertente è che Lenin è sempre vicino, vicinissimo a simboli del capitalismo. A Mosca il suo stesso mausoleo è circondato da grandi magazzini e centri commerciali ed da un quartiere di negozi di lusso in espansione.

La piazza Moskovskaya a San Pietroburgo è un capolavoro di architettura sovietica (ed uno dei miei posti preferiti a San Pietroburgo, per quel che vale).Due fontane enormi e parecchie più piccole offrono uno spettacolo d’acqua alle molte persone (ragazzi in skate, teenager che chiacchierano, mamme con bambini e ovviamente ubriaconi) che affollano o semplicemente attraversano la piazza. Ma i getti d’acqua non sono solo per loro: danzano alla gloria di un gigantesco Lenin.

La piazza è un luogo imponente ma allo stesso tempo piacevole: ci si può stare a lungo ipnotizzati dai giochi delle fontane. Ogni angolo della strada su cui si affaccia (Moskovskiy Prospekt) è colonizzato da negozi di ogni tipo, da un vecchio lunghissimo centro commerciale che arriva fino al memoriale dell’assedio di Leningrado e da un enorme sempre affollato Mc Donald’s.

L’immagine di San Pietroburgo è quella di Leningrado, con simboli dell’Unione Sovietica dappertutto. Ma questi stessi simboli, cambiato (non so dire di quanto) lo sfondo, hanno l’aria di semplici cartelloni pubblicitari.

La mano di Lenin una volta indicava la via per la rivoluzione adesso sembra mostrarti dove ha comprato il cappotto.



Monday, August 13, 2007

Sex and St. Petersburg


Come avevo già osservato l’anno scorso, in Russia la divisione dei compiti fra uomini e donne sembra molto equa. Le donne fanno qualsiasi lavoro. Anzi, la Russia sembra (e probabilmente è) portata avanti dalle sue donne. Ci si aspetterebbe allora di vedere molti uomini trascorrere più tempo in famiglia, come fanno in Svezia ad esempio. (Il gran numero di svedesi che spingono passeggini per le strade di Stoccolma è una rassicurante fotografia della normalità). Ma al contrario, qui a San Pietroburgo sono rimasta impressionata dal numero di bambini e ragazzi che se ne vanno in giro accompagnati solo dalla madre.

In effetti la Russia è un Paese molto maschilista. Uomini e donne non sono considerati allo stesso modo. Si può vedere benissimo dalla rappresentazione delle donne alla tv russa, che è a volte più volgare che alla tv italiana (si, anche questo è possibile).
Dunque non sono al lavoro, non sono a casa… dove sono gli uomini di più di quarant’anni? La realtà sembra più brutta degli stereotipi.

In metro, un sacco di uomini (sicuramente non la maggioranza, ma abbastanza da essere notati con facilità) odorano di alcool. Un sacco non camminano dritti in strada. E tanti hanno sulla faccia i segni di problemi al fegato. Nei bar la mattina si vedono bicchieri di birra invece di tazze di caffé… Non conosco i numeri, descrivo solo quello che vedo intorno. Ho comunque letto qualcosa, e la situazione mi sembra ancora peggiore.
Ubriachi su qualche panchina, peggio malati all’ospedale o peggio ancora: morti. L’aspettativa di vita è più bassa di quanto sarebbe normale per un uomo russo, proprio a causa dell’alcool.

Ci sono talmente tante coppie di sposi che fanno le foto dell’album sul canale Griboedeva, accanto alla sbrilluccicante Chiesa del Sangue e del Salvatore (non so come altro tradurre questo nome!) Li guardo e spero che lo sposo sia davvero l’uomo giusto, in altre parole quello che fra vent’anni sarà ancora in grado di alzarsi per andare al lavoro.
E guardo queste spesso belle donne che se ne vanno in giro con addosso di tutto (o meglio pochissimo): scollatura, minigonna, tacchi alti, trucco… Non sarò d’accordo con la strategia, ma auguro loro di trovare ciò che meritano: un astemio.

Ritorno a San Pietroburgo


San Pietroburgo è giovane. Trecento anni in Europa fanno di lei praticamente una preadolescente (Sarà per questo che qui si vestono tanto male?).
Impressiona per i colori pieni. Verde, rosso, giallo, rosa, azzurro. Il Palazzo d’Inverno sembra dipinto intingendo il pennello una volta nel cielo e una nella Neva. Ha troppi gioielli, troppo oro, troppo trucco, come le ricche signore russe. I viali sono quasi troppo grandi da attraversare nel tempo di un semaforo (e i guidatori russi troppo impazienti).
E’ più bella di come la ricordassi. Come succede spesso con chi amiamo.

Visto

Al consolato cinese c’è odore di cibo, c’è chi fa la coda e mangia lamian contemporaneamente. C’è caldo, neanche fosse Shanghai a luglio -anche se l’ultima volta che ci sono stata era aprile a Milano- e un’allegria confusa. Ci sono presunti uomini d’affari che credono di svoltare a Shenzhen. Fra la folla che non è mai una coda ma tre gruppi di persone incollate, si dice che pagando un’agenzia di qualcuno che conosce il console…

Al consolato russo si incontrano i professionisti della coda. E’ il sistema che ti obbliga a stare in coda senza lamentarti, tante volte quante è necessario. Lenin è morto ma l’Unione Sovietica no. Prima coda allo sportello 6: controllo documenti.
Seconda coda allo sportello numero 8: ritiro documenti precedentemente controllati. Chiaro, davanti a me ci sono le stesse persone nello stesso ordine e gli sportelli fanno parte dello stesso grande ufficio ma tant’è… La simpatica impiegata bionda dopo di me chiude lo sportello del ritiro documenti.
Terza coda allo sportello 9: la tendina si alza quando riprendo il mio posto nella coda. Ed ecco di nuovo l’impiegata bionda! In pratica ha girato la sedia di 90° gradi. “Buongiorno!” “Ma signora! –vorrei dirle- Mi ha appena salutato allo sportello 8! Fa finta di non conoscermi allo sportello 9?” Eto Rossiya: ogni azione ha la sua specifica coda.

Mi hanno raccontato che al consolato cubano la gente aspetta senza fretta, tranquillamente, che qualcosa arrivi.
I cittadini europei non hanno bisogno del visto per entrare in Giappone. Il che è un peccato: avrei tanto voluto usare il bagno del consolato giapponese!
E visto che per ora sono qui ho controllato: il consolato italiano di San Pietroburgo… è aperto per DUE ore al giorno.

Friday, August 3, 2007

E se...

E se ricominciassi da qualcosa che conosco? Passaporti, visti, biglietti e soprattutto: valigie.